Cosa sono ansia e panico ? In che modo ostacolano l’autonomia e la motivazione personale?
L’ansia è la cosiddetta “paura senza oggetto“.
Consiste in uno stato di agitazione emotiva derivante da un pericolo immaginato e non presente realmente in un dato momento. L’ansia può non diventare mai panico, ma può essere ugualmente invalidante per la persona che la manifesta ostacolandone proprio l’autonomia.
Puoi trovare alcuni dati e considerazioni cliccando qui.
È necessario ricordare che una certa quota di ansia è auspicabile, poiché ci permette di proteggerci dai pericoli utilizzando la prudenza, una qualità preziosa oggi spesso dimenticata.
Quando però la sensazione di pericolo è costante, l’ansia diviene eccessiva e può essere responsabile della comune difficoltà ad addormentarsi e degli sgradevoli risvegli precoci (spesso però espressione di depressione, ne parlerò in un’altro articolo).
Una buona domanda da porre a chi dice di non riuscire a prendere sonno è: a cosa pensi?
Le risposte possono essere sorprendenti!
Ma come si manifesta l’ansia?
Tutti sappiamo riconoscerla nella persona che esprime preoccupazione eccessiva nella vita quotidiana: per i propri cari, per questioni di lavoro o di salute. Si tratta per lo più di manifestazioni esplicite: la persona dichiara apertamente di essere ‘ansiosa’.
L’ansia però può assumere forme decisamente subdole, poco riconoscibili e per questo più insidiose. Viene spesso scambiata per ‘svogliatezza’ , ‘scorrettezza’ o ‘brutto carattere’.
Vediamo alcuni esempi, la maggior parte dei quali incentrati sulla compromissione dell’autonomia personale e della motivazione:
• difficoltà nel prendere decisioni: fidanzamenti infiniti che si trascinano senza scopo, disdette ripetute di impegni o viaggi, frequenti cambi di facoltà universitaria o di scuola.
• tendenza a procrastinare, rimandare compiti e impegni di varia natura: libri che non vengono mai aperti, esami che non vengono sostenuti, case da costruire il cui cantiere non si avvia mai, patente di guida mai conseguita, colloqui di lavoro disertati.
• irritazione inspiegabile per attività comuni: la persona può manifestare rabbia e rifiuto verso il datore di lavoro che gli richiede una trasferta o verso il partner che propone un viaggio.
• tendenza ad interrompere l’altro, a fornire soluzioni o critiche affrettate, difficoltà ad ascoltare.
• loquacità intensa/logorroicità e alto volume della voce
• eccesso di controlli medici e di richieste di visita al proprio medico curante
• somatizzazioni: mal di pancia improvvisi 5 minuti prima di uscire per andare a scuola, mal di testa ricorrenti, frequenti assenze dal lavoro dovute a malattie da raffreddamento ecc…
• frettolosità costante o al contrario estenuante lentezza (spesso etichettata come ‘oppositività’).
 
Tutte situazioni in cui molti possono riconoscersi e per le quali ricevono spesso aspre critiche.
L’ansia è un’emozione che nel discorso quotidiano viene frequentemente banalizzata: se ne parla molto, è oggetto di battute ironiche, viene genericamente attribuita a ‘stress’ non meglio specificato.
E il panico?
La parola ‘panico’ è oggi abusata. Viene utilizzata spesso per descrivere situazioni di tensione che tuttavia non inficiano il normale funzionamento personale quotidiano.
Un attacco di panico vero è invece qualcosa di diverso: si tratta di un’esperienza soverchiante, accompagnata da sensazioni corporee intensamente sgradevoli (ad es. soffocamento, tachicardia, vertigini) e da pensieri catastrofici insopportabili accompagnati da paura estrema (di impazzire o di morire).
Spesso l’insorgenza degli attacchi di panico è preceduta da periodi – che possono essere anche molto prolungati – di ansia; talvolta invece sono veri e propri fulmini a ciel sereno, presentandosi senza alcuna avvisaglia.
Come è possibile?
L’attacco di panico sopraggiunge quando la persona si sente sottoposta ad affrontare un compito che percepisce come impossibile: fra questi compiti ci sono quelli evolutivi, previsti cioè dalla normale crescita fisiologica.
Ansia e panico possono ovviamente essere riconducibili a numerosi altri fattori predisponenti e scatenanti fra cui traumi e storia di vita difficile, che tratterò in miei successivi articoli.
Un compito evolutivo critico talvolta accompagnato da ansia e/o panico è quello dello svincolo: il processo di conquista dell’autonomia da parte del giovane adulto.
 
Prendere la patente, andare a vivere da solo, trovare un lavoro possono diventare esperienze inaccessibili rendendo impossibile la costruzione del progetto di vita autonomo; ne ho parlato in un mio recente articolo sul fenomeno NEET, per leggerlo clicca qui.
Fra gli altri compiti evolutivi c’è quello della costituzione della famiglia/coppia: l’ansia (o il panico) possono scatenarsi all’avvio della convivenza o con la nascita di un figlio.
Cosa fare allora?
In tutti i casi sopra citati è opportuno effettuare una valutazione psicologica approfondita e completa; se necessario, prevedere una visita medica che escluda concomitanti cause organiche.
Il trattamento dovrebbe prevedere una ricostruzione della storia di vita del paziente che permetta l’attribuzione di significati alle manifestazioni ansiose: la psicoterapia può dare finalmente voce alle crisi e agli attacchi, che diventano veri e propri mezzi di comunicazione a sé’ stesso e alla famiglia.
Per questi motivi quando ricevo richieste per ansia o panico nei giovani in fase di svincolo convoco tutta la famiglia con cui il giovane convive. Per ansia o panico nella fase di passaggio alla genitorialità convoco la coppia.
Una volta compresi e assimilati emotivamente i significati, l’ansia può iniziare a dissolversi, avendo perso la sua funzione comunicativa.
È a questo punto che, in caso di difficoltà lavorative, si può intervenire con il career counseling per la costruzione del progetto professionale.