Quante volte hai detto: “mi metto a dieta!” e ti sei riproposto di iniziare a fare sport? Cosa ti ha portato a rinunciare, prima o dopo? E cosa c’entra il cambiamento di vita?
Sulla rete circolano dati contrastanti, che tendenzialmente suggeriscono che la maggior parte delle cosiddette “diete” – intese come regimi alimentari dimagranti – fallisce.
Ciò significa che la dieta viene abbandonata precocemente, il peso ideale non viene raggiunto oppure che i chili in eccesso vengono recuperati non appena si riprende a mangiare nel modo usuale.
Al di là dei noti e poco salubri modelli di magrezza occidentali, che costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi alimentari, un peso equilibrato associato ad attività fisica regolare è per contro un fattore protettivo per la salute psicofisica di tutti noi (leggi l’articolo appena uscito a questo link, mentre trovi alcuni dati qui,).

Ma perché è così difficile perdere peso?
Come sempre quando si parla di motivazione, la risposta è tutt’altro che semplice e la domanda, probabilmente, è sbagliata.
Forse dovremmo chiederci come mai è così difficile cambiare vita.
Vediamo quali possono essere gli ostacoli ad una buona riuscita della dieta
• Regime alimentare molto restrittivo: le privazioni non piacciono al nostro cervello e possono indurre tristezza e demotivazione oltre a rendere il cibo super-desiderabile
• Obiettivo irrealistico: si desidera raggiungere un peso troppo basso, non adeguato alla propria persona
• Obiettivo non olistico: ci si focalizza sul perdere chili anziché sul miglioramento della propria composizione corporea e del proprio benessere complessivo
• Cambiamento alimentare troppo drastico, senza tenere conto delle abitudini alimentari di partenza né di quelle degli altri familiari.
• Relazione poco salda/comunicazione non chiara/frettolosa con il nutrizionista.
• Eccesso di impegni: tre spazi da mezz’ora ciascuno a settimana per camminare o fare un minimo di attività sportiva dovrebbero essere accessibili a chiunque. Se non li hai, forse la tua vita è sovraccarica.
• Fretta: desiderio di perdere molti chili in poco tempo.
• Ansia, rabbia e stress: situazioni di vita faticose, che espongono a tensioni continue, non facilitano un’alimentazione consapevole.
• Tono dell’umore basso/tristezza persistente ostacolano la motivazione a muoversi, a fare sport e a prendersi cura di sé.
• Bassa autostima: la cura di sé è una delle componenti dell’autostima, se questa non viene coltivata, la motivazione a fare qualcosa di bello per la propria persona diminuisce.
• Solitudine: il cibo è uno strumento consolatorio, si pensi al pianto del neonato che si placa se attaccato al seno. Se si sente il bisogno di darsi conforto col cibo, può essere difficile (ma non impossibile) cambiare alimentazione. Di solito, l’abitudine a compensare le emozioni difficili mangiando si acquisisce nella prima infanzia, quando invece di chiederci ‘cosa è successo?‘ ci mettono in bocca un pezzo di pizza.
Vediamo ora alcune strategie pratiche che possono invece favorire il buon esito del cambiamento di stile alimentare e di vita:
• comprendere perché si vuole dimagrire/cambiare alimentazione: ti serve veramente? La tua alimentazione è migliorabile? Il tuo stile di vita? Parlane con il tuo medico, prima di tutto.
• ok, si cambia. Cosa vuoi migliorare? Cosa non vuoi più? Riuscire a fare le scale senza il fiatone è un obiettivo diverso dal voler rientrare negli abiti pre-gravidanza. I due possono coesistere, ma è importante che tu sappia esattamente cosa desideri modificare.
• Scegli un nutrizionista con cui ti trovi bene, da cui ti senti ascoltato e seguito; condividi con lui i tuoi dubbi e i fattori che potrebbero demotivarti.
• Ci siamo! Ora sai cosa mangiare e quanto movimento fare. Se devi perdere peso (non è detto, lo decidi insieme al nutrizionista) inizia in un periodo in cui sai di avere meno fame. Quando fa molto freddo ad esempio, può essere difficile mangiare meno. Se vuoi iniziare a fare movimento e/o sport, fallo in un periodo in cui hai più tempo del solito, ad esempio durante le vacanze. Sarà più facile continuare, anche fra gli impegni quotidiani, una volta che hai maturato un minimo di allenamento e di abitudine.
• Inizia a passi piccolissimi, ad esempio con 10 minuti di attività, da aumentare gradualmente sul medio periodo, senza fretta.
• Assicurati di fare la spesa in modo adeguato, scegliendo gli alimenti di migliore qualità. Le verdure ‘a Km 0’ sono più saporite e ricche di nutrienti di quelle in scatola.
• Chiedi collaborazione a chi vive con te: un cambiamento familiare è più solido di un cambiamento individuale.
Nonostante tutte queste accortezze, può accadere che l’obiettivo non venga raggiunto. Perché?
C’è un aspetto complesso, spesso ignorato, che può incidere sull’esito del percorso di cambiamento.
Si tratta dell’elaborazione di una nuova immagine di sé: un corpo meno voluminoso, che prende meno spazio e che ha perso la sua barriera protettiva. Non sempre questa nuova immagine è gradita alla persona che ha perso peso. Una silenziosa nostalgia per il corpo ‘di prima’ può farsi strada e orientare la persona al vecchio modo di alimentarsi. Allo stesso modo, un’immagine di sé attiva e in movimento potrebbe risultare inusuale e sconosciuta alla persona: contrariamente a ciò che si crede, non sempre le novità – anche apparentemente positive – sono vissute con gioia.
Quando ricevo richieste inerenti la demotivazione a cambiare stile alimentare, ricostruisco la storia di vita della persona; insieme cerchiamo di comprendere i motivi, personali e familiari, per cui vorrebbe cambiare e soprattutto quelli per cui non vorrebbe invece farlo.
Se la persona è giovane e vive ancora in famiglia, come per altri tipi di richiesta convoco tutto il nucleo familiare.