Mai sentito parlare del career counseling? Si tratta di un intervento psicologico finalizzato alla costruzione del progetto professionale e di vita della persona. La scelta della scuola/università/corso di formazione da frequentare e del lavoro corrispondono nei fatti a percorsi di vita molto diversi fra loro, detti anche ‘costellazioni di scelte’. Vediamo alcune domande (e dubbi) frequenti che mi vengono poste:
• qual è la scuola più adatta a me?
• meglio andare all’estero o rimanere in Italia?
• non so se cambiare facoltà universitaria o rimanere dove sono
• non riesco a trovare lavoro! come faccio?
• come posso promuovermi e farmi conoscere?
• ho perso il lavoro! Come posso fare?
A questi e ad altri quesiti il career counseling può dare risposte efficaci. Di seguito, trovi le fasi che costituiscono questo intervento:
1. ascolto attivo. La persona viene accolta e facilitata ad esprimere il suo quesito e/o il suo problema, inquadrandolo nel suo contesto familiare e di vita. Talvolta, negli interventi detti di ‘orientamento’ la famiglia viene lasciata sullo sfondo e per questo possono fallire; io, essendo una psicoterapeuta familiare e relazionale, inserisco il fattore famiglia fra quelli che influenzano scelte e decisioni della persona che ho davanti.
2. informazioni. La base di una buona decisione è disporre delle informazioni necessarie. Il mio compito è fornirle oppure individuare quelle mancanti e invitare la persona a raccoglierle.
3. conoscenza di sé. Molte persone arrivano da me senza essersi mai domandate cosa sanno fare, cosa piace loro fare, cosa non farebbero mai, cosa le motiva, cosa le blocca. Questo è il cuore del career counseling: capire chi si è e cosa permette la migliore espressione possibile di sé stessi aumenta – in molti casi in modo immediato – la spinta ad attivarsi e a cambiare le cose (in termini scientifici si chiama ‘dinamizzazione’).
4. risorse. La maggor parte delle persone che mi chiedono aiuto non sa di quali risorse dispone ne’ dove reperire quelle mancanti. Per risorse intendo capacità nascoste (di solito, messe in campo ogni giorno ma non riconosciute), reti di relazioni inutlizzate, appoggi familiari rifiutati o ignorati.
5. pianificazione. Il career counseling prevede la costruzione di un piano d’azione concreto; spesso si ristruttura il curriculum, talvolta si predispongono lettere di presentazione specifiche; si individua il target a cui presentarsi e si organizza, fisicamente, un’agenda (agenda – dal latino – significa proprio ‘ciò che c’è da fare’)
6. autonomia. Io lavoro affinchè le persone diventino autonome nella ricerca, nella scelta e nell’autopromozione. Il career counseling è un intervento breve per definizione (minimo 5, massimo 10 incontri); potremmo chiamarlo ‘start up’, usando una terminologia molto in voga oggi. Una volta concluso il percorso, la persona si muove nel mondo con le proprie gambe; non ha più bisogno di me. Spesso i miei clienti mi scrivono per farmelo sapere e io ne sono felicissima!
Infine, c’è un quesito particolare che spesso mi viene posto da genitori preoccupati: mio figlio non studia e non lavora, cosa possiamo fare? In questo caso, il career counseling può rispondere solo dopo un’analisi accurata del clima relazionale familiare, poiché è la famiglia che pone la richiesta, raramente la persona interessata. Preferisco allora convocare tutto il nucleo familiare per reperire risorse immediate: se la famiglia accetta, il lavoro sarà un’integrazione fra la psicoterapia relazionale e l’intervento specifico di career counseling.