I livelli del coaching come passi verso sé stessi: dall’allenamento al compito alla ricostruzione dell”identità professionale e personale.
Nel primo appuntamento del 2013 è stata fornita una breve definizione del termine “coaching” come percorso che accompagna la persona in direzione del cambiamento, attraverso i vari step da percorrere per il raggiungimento di un obiettivo, laddove la guida (coach) assume la funzione di vero e proprio “allenatore”. E’ comune associare questi termini mutuati dallo sport ad un altro contesto fortemente legato alla prestazione quale è quello lavorativo: anche nella realtà italiana – come è noto poco ricettiva al nuovo – il coaching aziendale raggiunge ormai un numero crescente di individui, almeno nelle strutture di maggiori dimensioni. Ma cosa può offrire il coaching alla persona nel suo complesso, immersa nel suo particolarissimo mondo privato? Può l’obiettivo riguardare temi e/o problemi che riguardano la sfera non necessariamente professionale? Può il focus incentrarsi su affetti, pensieri, comportamenti riguardanti l’amicizia, l’amore, la famiglia o offrire supporto in altri contesti come la scuola, (di nuovo legata alla prestazione)? La risposta è affermativa: il coaching può offrire il suo contributo ad ambiti diversi come quello educativo e, sì, alla vita privata; da qui in avanti, chiameremo l’operatore “life coach”; vediamo come. Dilts (2004) ha definito sei livelli di cambiamento in base al focus di intervento; il cambiamento può infatti essere necessario a livello dell’ambiente, del comportamento, delle capacità, dei valori, dell’identità o, al grado più elevato, della spiritualità.
A livello dell’ambiente, il life coach stimola nel coachee (l’utente) la capacità di cogliere le opportunità che il contesto di vita offre, rispondendo alle domande “dove?” “quando?” potersi attivare per il raggiungimento dell’obiettivo.
A livello del comportamento, il life coach lavora sulle azioni concrete da mettere in atto (il “cosa”).
Le capacità riguardano il “come” passare all’azione, in riferimento alle modalità e alle strategie utilizzabili dal coachee.
I valori informano sulla motivazione, sulla spinta che accompagna al cambiamento, rispondendo ai quesiti sul “perchè” delle azioni.
Il lavoro sull’identità riguarda la percezione che il coachee ha di sé stesso (la domanda è relativa al “chi?”): a questo livello, entrano in gioco i significati che l’individuo ha costruito nel corso della sua storia personale – il life coaching diviene di matrice psicologica, come l’ultimo livello, quello inerente la spiritualità, che si riconnette ai valori in una dimensione più profonda (e approfondita).
La persona che si rivolge al life coach può così usufruire di un intervento che la accompagna e guida al livello desiderato, favorendone l’autonomia e valorizzandone, come più volte sottolineato, risorse e potenzialità: posto al centro del suo progetto di vita, il coachee si “allena” a trovare sé stesso. (Articolo scritto per www.infinitytraining.it)

BIBLIOGRAFIA
Dilts, R. (2004). Il manuale del coach. Urgnano (BG): Alessio Roberti Editore.